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Cronaca

Rapine a mano armata in città e provincia, in manette padre e figlio

I carabinieri del comando provinciale hanno arrestato due soggetti la sera del 28 dicembre. A loro potrebbero riferirsi diversi colpi in città e provincia. Impiegati una trentina di uomini di diversi reparti e stazioni

Trenta uomini attivi, appartenenti al Norm di Udine e alle stazioni di Udine, Udine est, Feletto, Martignacco, Campoformido e Codroipo, un appostamento durato diversi giorni e alla fine il risultato raggiunto, con l’arresto di due personaggi sospettati di essere stati nevralgici per numerose rapine che sono state consumate ultimamente sul territorio udinese e nell’immediato hinterland. Difficile che ai due si possano riferire anche i colpi nella Bassa Friulana visto che il più grande della coppia - composta da padre e figlio - era soggetto ad alcuni provvedimenti restrittivi della libertà personale, con l’obbligo di soggiorno nel comune di Udine. Allontanandosi troppo dalla città il gioco, di fatto, non sarebbe valso la candela.

LA COPPIA ARRESTATA. Si tratta di padre e figlio, entrambi nati e cresciuti in Italia appartenenti alla minoranza sinti. Il padre, il classe 1973 M.L., è residente in via Riccardo di Giusto, mentre il figlio - sempre M.L., ma in questo caso del 1995 - è residente nei dintorni di Colugna. 

Le foto segnaletiche dei due arrestati

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GRANÀ, «IDEA DI UN UNICO GRUPPO». A presentare l’operazione è stato il maggiore Alberto Granà. «La prima idea - ha detto il graduato - era quella di un gruppo unico dietro a tutti gli episodi delinquenziali dell’ultimo periodo, ma non è detto che ci siano anche altri casi isolati con differenti protagonisti. Non abbiamo certezza che siano stati sempre loro, ma ci sono dei forti sospetti. Tutte le rapine di dicembre in città e dintorni sono potenziali colpi attribuibili a loro visto il modus operandi, ma è tutto - ovviamente - da accertare».

Il maggiore Alberto Granà

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L’OPERAZIONE. «È stata messa in piedi una squadra composta da maggiori uomini possibili per monitorare il territorio - ha precisato Granà -, tenendo in considerazione i pregiudicati residenti a Udine e nell’hinterland friulano. Alcuni giorni fa la scintilla che ci ha fatto risolvere il tutto, con il rinvenimento di una Panda rubata il 22 dicembre a San Vito al Torre. Abbiamo ritenuto che non fosse un furto mirato a impossessarsi di un’autovettura, ma a qualcos’altro. Infatti a a Campolongo c’era stato un tentativo di rapina andato storto, perché un malvivente si era appostato vicino al negozio e quando stava per intervenire è stato costretto a una fuga immediata. Il giorno dopo la mancata rapina l’auto è stata trovata in zona Cussignacco/Paparotti. Invece di recuperarla subito abbiamo deciso di monitorarla, avendo il sentore che potesse portarci a qualcosa. Nel tardo pomeriggio del 28 - infatti -, i servizi di appostamento hanno notato due persone che si sono avvicinate al veicolo. Con una tanica in mano stavano per fare rifornimento, probabilmente per avere l’auto a disposizione per altre “iniziative”». I militari hanno fatto così scattare il blitz: «I due - racconta Granà - sono stati circondati da più pattuglie. Uno di loro è stato bloccato e ammanettato subito (con lui aveva guanti e passamontagna), l’altro ha tentato una fuga a piedi, ma nel giro di un’ora è stato intercettato nei paraggi, con in tasca sempre guanti e passamontagna oltre alle chiavi della Panda».

PERQUISIZIONI. A casa del padre, in via Riccardo di Giusto, è stata trovata una pistola scacciacani assieme a diversi articoli di giornale riguardanti rapine pregresse in zona Udine ai danni di farmacie e sale slot machine. Ora, dopo la convalida dell'arresto - disposta dal Gip Faleschini Barnaba -, il lavoro spetta alla magistratura inquirente, per capire quanti sono stati effettivamente i reati commessi dalla "società a gestione familiare". Il Pm che si occupa del caso è la dottoressa Maria Caterina Pace, mentre il difensore dei due è l'avvocato Cicuttini. 

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