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Cronaca

L'emergenza non ferma la sensibilizzazione sull'endometriosi

Nel mese di marzo sono state diverse le iniziative legate al tema. Oggi, sabato 28 marzo, ricorre la giornata mondiale sull'endometriosi

Oggi, sabato 28 marzo, è la giornata mondiale sull'endometriosi. Neanche l'emergenza sanitaria in corso, quindi, è riuscita a fermare la sensibilizzazione sulla malattia e il mese della consapevolezza.

Le iniziative

Il 9 marzo, infatti, diversi comuni del Friuli Venezia Giulia hanno partecipato all'iniziativa #LArtesilluminaxdonnendo: luoghi storici e artistici si sono illuminati di giallo, al fine di evidenziare che, neppure in momenti storici come questi, le donne che soffrono di endometriosi possono essere dimenticate. Stando ai numeri, una su dieci soffre di questa patologia.

La sensibilità

La presidente dell’associazione Endometriosi Friuli Venezia Giulia Onlus, Sonia Manente, promotrice delle iniziative, ha evidenziato che: “la sensibilità dimostrata dal presidente del consiglio regionale Fvg, Pier Mauro Zanin, dando spazio all’endometriosi, ci colpisce molto, così come di alcuni consiglieri regionali, tra cui Mauro Bordin. Avere la possibilità di confrontarsi e attuare dei progetti con primi cittadini che sappiano ascoltare e attivarsi in modo celere risulta un valore aggiunto per tutta la comunità”.

La marcia

Altro evento per far luce sulla malattia spesso dimenticata, la marcia che avviene ogni anno in alcune capitali. Quest'anno, si sarebbe dovuta svolgere a Roma il 28 marzo, ma è stata sospesa a causa dell'emergenza in atto.

L'associazione

"L’auspicio è quello di continuare sul sentiero tracciato rafforzando le reti costruite sul territorio e a livello nazionale - afferma la presidente Sona Manente -. Da oltre 20 anni siamo attive con attività di prevenzione rivolte a ragazzi e ragazze anche nelle scuole (al momento sospese, visto il recente decreto del Consiglio dei Ministri); siamo arrivate anche in in Campania, con la nostra referente Paola Acito, e in Sardegna, con Giovanna Maria Tommasi e l’Associazione Mondo Endo. Il progetto relativo alle scuole rimane sempre attivo; abbiamo creato materiale informativo che distribuiamo in occasione degli incontri e non solo, ma, al momento è attivo anche un numero telefonico e una mail per i familiari che hanno dei dubbi in merito alla malattia o che si sentono soli nel doverla affrontare con le proprie figlie, sorelle, fidanzate. Ricordo che la diagnosi risulta ancora tardiva e va dai 5 ai 7/9 anni e non esiste una cura definitiva”, conclude.

La malattia

L’endometriosi è una malattia cronica, progressiva e invalidante che colpisce il 10% circa delle donne in età fertile, ne condiziona i ritmi di vita, i rapporti sentimentali, incide sul loro desiderio di crearsi una famiglia. In Friuli Venezia Giulia, secondo una stima (ma il dato non è certo) risulta ne siano affette circa il 10%, circa 25.000 donne su 250.000 in età fertile, con un’età tra i 15 a 49 anni (dati ISTAT). L’endometriosi è caratterizzata dalla presenza anomala dell’endometrio, il tessuto che riveste la parte interna dell’utero, in altre zone del corpo femminile. Ciò provoca sanguinamenti interni, infiammazioni croniche e tessuto cicatriziale, aderenze e infertilità. L’endometriosi condiziona e compromette in maniera gravissima lo stato di salute e la qualità della vita, creando dei danni irreparabili e asportazione degli organi vitali. I costi che una famiglia si deve sobbarcare annualmente, solo di visite e esami diagnostici, vanno circa da 3.000 a 20.000 euro. Basti pensare che, dati europei alla mano, il 65% di chi ne soffre non riesce a svolgere attività quotidiane; il 14% ha dovuto ridurre il proprio orario di lavoro; la stessa percentuale dichiara di averlo abbandonato o perso, mentre il 6% richiede un aiuto economico per sostenere le spese mediche. Malgrado la sua diffusione, però, l’endometriosi risulta ancora oggi, spesso, sconosciuta e soprattutto sottovalutata. Le pazienti affette da endometriosi sono costrette a convivere con una malattia non riconosciuta a livello sanitario, il cui approccio terapeutico (chirurgico o farmacologico) risulta limitato al parziale miglioramento della loro condizione clinica.

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