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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Anziani soli presi in affido da famiglie terze: parte in Friuli la sperimentazione

Il Friuli Venezia Giulia, seconda regione più anziana d’Italia, sono circa 28.000 gli anziani non autosufficienti che vivono in casa: Codess Fvg lancia un progetto sperimentale per permettere la domiciliaretà anche in assenza di una rete familiare propria

Permettere alle persone anziane prive di un supporto familiare adeguato di vivere in casa, in sicurezza: questo l’obiettivo di Mi (af)fido, progetto promosso da Codess FVG, capofila del Rti che eroga il Servizio di Assistenza Domiciliare e Consegna pasti nell’ambito del Friuli Centrale, in collaborazione con il Servizio Sociale dei Comuni del Friuli Centrale e con il supporto di Fondazione Friuli, nell’ambito del bando Welfare 2021. 

L'idea

Il Friuli Venezia Giulia, seconda regione più anziana d’Italia, sono circa 28.000 gli anziani non autosufficienti che vivono in casa. Molti di loro abitano da soli e il Servizio di assistenza domiciliare è l’unico momento della giornata, o addirittura della settimana, in cui ricevono una visita e scambiano due parole. Costruire attorno a queste solitudini una rete solidale che permetta loro di continuare a vivere a casa propria in sicurezza e posticipi il ricovero in struttura è la sfida che i Servizi domiciliari affrontano tutti i giorni. Ed è l’impegno di “Mi (af)fido”, progetto per l’affidamento in famiglia di persone anziane sole o prive di una rete parentale adeguata. Il progetto è promosso da Codess FVG, Cooperativa Sociale capofila del raggruppamento di imprese che erogano nel territorio il Servizio di Assistenza Domiciliare e Consegna pasti nell’ambito del Friuli Centrale, in collaborazione con il Servizio Sociale dei Comuni del Friuli Centrale e con il supporto di Fondazione Friuli, nell’ambito del bando Welfare 2021. 

Il progetto

Il progetto, innovativo e proposto in una prima fase in via sperimentale, coinvolge come affidatari cittadini e famiglie residenti nei comuni dell’Ambito territoriale del Friuli Centrale: Campoformido, Martignacco, Pagnacco, Pasian di Prato, Pavia di Udine, Pozzuolo del Friuli, Pradamano, Tavagnacco, Udine. Sono previste tre tipologie di affido: in convivenza (presso il domicilio dell'anziano o della famiglia affidataria), di supporto (aiuto e sollievo per la persona che, sebbene viva da sola, non è in grado di svolgere in autonomia tutti gli atti della vita quotidiana, con attività diretta da un minimo di tre a un massimo di cinque volte alla settimana) e leggero (aiuto domestico o per piccole commissioni, con attività diretta di una o due attività settimanali). Le attività potranno variare in base al bisogno: dalla compagnia a domicilio, al supporto nel momento dei pasti; dalla partecipazione ad attività di tipo ricreativo culturale all’accompagnamento per terapie, disbrigo pratiche, acquisti, commissioni.  

Come funziona

Il progetto prevede un piccolo contributo economico per le famiglie affidatarie, a seconda dell’impegno. Sarà compito delle Assistenti Sociali dell’Ambito valutare i bisogni e le disponibilità, mentre un’équipe dedicata, costituita da un’assistente sociale, da una psicologa e da operatori del Servizio di assistenza domiciliare, sarà incaricata di valutare e monitorare i singoli progetti di affido e la sperimentazione nel suo complesso e di fornire accompagnamento, formazione e supporto informativo a chi aderisce al progetto.  

“Mi (af)fido” integra una complessa rete di interventi già operativi ma non sempre sufficienti, come appunto il Servizio di assistenza domiciliare e di consegna pasti, i servizi di prossimità garantiti dalle associazioni aderenti a No alla solit’Udine, i Centri diurni o la teleassistenza, nell’ottica di sostenere la domiciliarità nell’ambito delle politiche pubbliche di welfare. La pandemia ha valorizzato la dimensione di sicurezza legata alla propria abitazione e alla propria comunità. "Agli importanti investimenti del pubblico in questi servizi, è necessario affiancare un welfare comunitario, dove anche il singolo cittadino verso i più fragili, in un’ottica di sussidiarietà", spiega una nota di Codess.

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