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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Locali pubblici e maleducazione, perché Udine deve cambiare

La città, nei progetti dell'agenzia regionale per il turismo, dovrà essere una grande capitale del vino. Per farlo però non basterà solo il mero lavoro, ma ci vorranno altre qualità

Succede che un locale cittadino con una storia longeva cessi, o sembri cessare, la sua attività e che la cosa ti arrivi alle orecchie. “Se ne vanno da lì e aprono da un’altra parte, gli sto curando io gli arredi”, mi raccontò tempo fa un conoscente di professione architetto. Nel momento in cui il fatto pare concretizzarsi davvero scattano le segnalazioni degli avventori più affezionati. Per la nostra testata vicende di questo genere sono una notizia. L’argomento non è “alto”, certo, ma è giusto che un giornale locale – piaccia o meno – si occupi anche di queste cose. Così incarico una collega di andare in quel determinato posto, di verificare se davvero quello che si racconta corrisponde alla realtà e, nel caso sia così, di scriverci un pezzo. La collega passa, si qualifica e domanda a una cameriera di poter parlare con la gestrice della storica osteria. La collaboratrice del locale immagazzina le informazioni e le riferisce, sotto gli occhi di chi avrebbe dovuto scrivere l’articolo, a chi di dovere. Fino a qui tutto bene.

Scortesia

La reazione dell’ostessa, di fronte alla domanda, è inizialmente quella di urlare “ma non ci penso nemmeno, io non ho intenzione di parlare con nessuno”. La collega rimane comunque ad attendere, immaginando una risposta diretta. Dopo cinque minuti, pur consapevole di quale sia la ragione della presenza della giornalista, l’ostessa chiede alla collega se desidera cenare. A quel punto, vista la possibilità di parlare, viene riformula la domanda su un’ipotetica chiusura. “Ma che ultimo giorno e ultimo giorno – dice l’esercente –, con tutta questa roba da mangiare e bere che c'è ancora! Da domani andiamo in ferie e basta!" è la risposta, con un tono antitetico a quello della cortesia. “Allora – incalza la collega – quando rientrerete? Così prenoto per quel giorno”. “Non lo so!”. Sulla questione nuova apertura l’ostessa poi smentisce, sostenendo che siano affari del figlio. Fine del dialogo. Qualcuno potrebbe obiettare che nel suo locale il gestore si comporta come gli pare e che nel caso in cui non vada bene così saranno i clienti a decidere se quel posto meriti o meno di essere frequentato. Tutto inappuntabile. Del resto il masochismo è molto più diffuso di quanto si possa pensare. Attenzione però, qui si parla di maleducazione vera e propria, non di modo di fare volutamente burbero per dare vita a un personaggio caratteristico. Per chi ha memoria degli "ambienti" cittadini un fuoriclasse di quello stile era Maurizio Della Rossa, titolare fino ai primi anni 2000 de “L’Aventino”, in via Cormôr Basso. Lui sì che ci sapeva fare.

Progetti

Ce la prendiamo quindi con una villana, scrivendo un articolo contro di lei? Macché, chissene importa. Il tema è un altro, cioè quello della scarsa attitudine a essere sempre ospitali e cortesi, come il protocollo vorrebbe se si fa un certo tipo di mestiere. Delle difficoltà possono capitare, ci mancherebbe, ma non è un mistero che quel genere di atteggiamento poco cordiale sia troppe volte presente dalle nostre parti. Fatevene una ragione, ma si deve cambiare. Nessuna mediazione. Nelle strategie promozionali di Promoturismo Fvg dedicate alla città, sulle quali si sta lavorando molto, l’idea è quella di far diventare Udine un vero e proprio centro di riferimento per gli amanti del vino, come accade nelle città francesi che fanno da riferimento per il mercato del buon bere. La sfida è affascinante e i dirigenti dell’agenzia regionale vogliono – a ragione – standard di accoglienza e professionalità adeguati, su tutti i fronti. Garbo compreso. Se continuiamo ad invece ad accettare dinamiche cafone siamo ben lontani da quell’evoluzione di cui la città e tutto il nostro territorio avrebbero bisogno. 

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