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Lunedì, 29 Aprile 2024
diritti civili / Viale Venezia

Code disumane fuori dalla Questura, si mobilita la cittadinanza udinese

Con qualsiasi clima le persone sono costrette ad aspettare per ore, spesso inutilmente, all'esterno della Questura di viale Venezia: alcuni cittadini e cittadine chiedono che si intervenga

C'è una parte di cittadinanza udinese, attenta a quanto succede per le vie della città, che non è potuta rimanere indifferente di fronte all'ingigantirsi del disagio delle persone in attesa di fronte alla Questura di Udine.Code di ore, con qualsiasi condizione meteorologica, che si sono allungate dopo il periodo pandemico rendendo ancora più difficoltosa l'attesa di tante e tanti che necessitano dei servizi burocratici essenziali. "Da tempo alcuni cittadini commentano con dolore e indignazione la situazione delle code notturne e mattutine davanti alla Questura di Udine. Così è nata la prima bozza di una lettera, pensata come una riflessione da offrire alle persone che lavorano in Questura, in Prefettura, in Comune... a persone che si occupano di persone", commenta Silvana Cremaschi, promotrice dell'iniziativa. 

La lettera

Il testo, in una decina di giorni, ha ricevuto una serie di proposte di integrazione. "Ci sono state delle aggiunte nate dagli episodi vissuti in prima persona da quanti lo leggevano", continua. "Molti hanno avuto esperienze dirette per aver accompagnato la badante dei genitori a "regolarizzare" i documenti, o per aver cercato di ottenere i documenti per i figli in affido o in adozione; molti si chiedono come sia possibile che l'unico modo per accedere a uno sportello della pubblica amministrazione, nel 2023, sia passare la notte in piedi, cercando di non allontanarsi per non perdere il posto, in attesa dell'arrivo di un funzionario dotato di 30 biglietti da distribuire ai fortunati e ai tenaci che hanno retto tutte queste ore in piedi, appoggiati al muro della Questura, per essere i primi; ma si tiene duro perché l'alternativa è passare in piedi in coda la notte successiva, e poi ancora altre notti, nella speranza di farcela", spiega ancora Cremaschi, ex primaria di Neuropsichiatria infantile e consigliera regionale con il Partito democratico dal 2013 al 2018.

Ma ottenere il biglietto numerato non è una garanzia. "Dopo ulteriori code spesso la risposta è: "torni domani", oppure: "torni a Gorizia, a Trieste, dove ha fatto la prima identificazione, non basta che le dicano a voce che deve rivolgersi nel territorio comunale dove è domiciliato, solo con una loro carta scritta possiamo riceverla e procedere con l'iter burocratico". Ci chiediamo come sia possibile che la pubblica amministrazione non possa mettere in rete le diverse sedi della Regione senza far correre avanti e indietro le persone". 

L'appello

Il numero di adesioni alla lettera consegnata ieri, lunedì 2 ottobre, a questore, sindaco e prefetto di Udine, è arrivato a 590. "Ogni giorno arrivano nuove firme e richieste di tempo per poter condividere la riflessione con amici e parenti". Richieste simili arrivano anche dalle altre Province che forse partiranno ora con una raccolta simile, a testimonianza di come il problema sia diffuso e riguardi l'intero territorio nazionale. "Un aspetto in particolare mi colpisce, le persone che firmano affermano di aderire non in quanto membri di associazioni o partiti o movimenti ma come cittadini pensanti e attivi che non possono tacere o deviare lo sguardo di fronte a esperienze che li sconcertano, addolorano e indignano. Per questi motivi pensiamo di chiedere il permesso per mantenere un giorno per settimana un banchetto davanti alla questura, continueremo la raccolta firme offrendo una bevanda calda a chi attende da ore davanti agli uffici", conclude Cremaschi. 

La lettera

Gentilissimi
Noi, cittadine e cittadini di Udine e dei paesi della ex Provincia di Udine, sollecitati in particolare dai residenti nei quartieri di Udine ovest, intendiamo denunciare una situazione che ci fa vergognare di essere udinesi, friulani e italiani.
Quando al mattino apriamo le finestre di casa o passiamo per Viale Venezia vediamo, in ogni stagione, con il caldo afoso di questa estate, con le piogge temporalesche e le grandinate di questo periodo, con il gelo dell'inverno, code di persone, mamme con bambini piccoli, anziani, persone con disabilità, che passano ore in attesa di poter accedere agli uffici della Questura per riuscire ad avere un numero che forse permetterà loro di essere successivamente, dopo ulteriori code, chiamati per le pratiche necessarie. Dopo l'interminabile coda spesso le persone vengono mandate via senza una indicazione chiara ma solo con l'invito a presentarsi il giorno successivo con la speranza di arrivare tra i primi e di trovare risposta.
Non c'è una pensilina che protegga dal sole e dalla pioggia, non una sala d'attesa sufficientemente capiente ed attrezzata che permetta di sedersi ad attendere il turno, non ci sono servizi igienici accessibili a chi si mette in coda dalle 4 di mattina, non ci sono cartelli chiari, nelle diverse lingue comprensibili da persone che giungono da parti diverse del mondo, non c’è la possibilità di prenotazioni online per i primi appuntamenti, non c’è un numero di operatori sufficiente a semplificare i percorsi e ad accogliere le domande.
Riteniamo che questa organizzazione sia indegna e lesiva della dignità delle persone. Chiediamo un incontro per individuare soluzioni alternative.
In quella occasione chiediamo di affrontare anche altre tematiche connesse alla accoglienza delle persone, alla certificazione di nascita per i figli di genitori irregolari, alle pratiche relative al commiato e alla sepoltura di persone appartenenti a diverse culture e religioni, alle modalità della accoglienza di migranti adulti e minori.
In attesa di sollecita risposta
per le cittadine e i cittadini firmatari

Silvana Cremaschi, Renzo Travanut, Francesco Iacuzzo, Marco Liberale, Patrizia Pascoli

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